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Lv 6
? asked in Società e cultureLingue · 1 decade ago

L'importanza di chiamarsi Ernesto?

Che cosa sarebbe successo se famosi personaggi della storia si fossero chiamati diversamente?

"Oh, Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? [...] Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche con un altro nome serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo."

Giustissimo. Ma se la rosa si chiamasse euforbia catapuzia, costerebbe così tanto? E Giulietta avrebbe mantenuto quella luce nello sguardo se il suo Romeo Montecchi si fosse chiamato Uguccione Vattelapesca?

Il nome Grigori Rasputin incuterebbe la stessa, vaga inquietudine se il personaggio in questione fosse stato un semplice Sasha Ivanov?

Che cosa fa sì che un nome ci suoni più appropriato o più piacevole di un altro? Secondo voi esistono dei criteri logico-linguistici oggettivi, oppure è soltanto la consuetudine culturale a determinare ciò che risulta di volta in volta piacevole, inadeguato, accattivante, inquietante?

Update:

Grazie dei consigli Pippo, ho diversi testi di linguistica e conosco un po' di semiotica. Mi interessava di più il vostro parere personale. :)

16 Answers

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  • 1 decade ago
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    Bella domanda

    Io credo che la risposta stia nel mezzo alle considerazioni fatte. Ci sono nomi che hanno assunto suono e significato per un'associazione alla loro figura storica. Hitler fa' pensare alla pura crudelta' e Ghandi alla pace. Ma se il Mahatma avesse sterminato qualche milione di indiani un piccolo brivido di orrore ci attraverserebbe la schiena. Stesso discorso per il cancelliere,liberando milioni di tedeschi quel nome non incuterebbe timore come invece succede ( a parte qualche migliaio di idioti ) normalmente. Insomma il comportamento storico da' una patina cristallina od opaca a seconda dei fatti compiuti. Personalmente adoro il suono delle parole e dei nomi e se devo scrivere scelgo con cura le lettere che li compongono in modo che scivolino con eleganza sulla lingua senza indugiare oltre il dovuto, ma se devo scelgiere il nome del malvagio uso lettere che si incattiviscano tra i denti e che diano un sapore amaro al palato. Pero' dovremmo tornare indietro e chieder a Shakespeare ( nome poetico di per se' con quell'inizio deciso e il finale spiratico che da' un'immagine poetica ) di cambiare il nome Romeo e poi risentirlo i loro per 400 anni e vedere l'effetto che fa'. Faccio un piccolo esempio

    "Oh, Bergundio, Bergundio, perché sei tu Bergundio? "

    Non ho niente contro i Bergundi ma solo Giulietta, intrisa com'e' di quell'amore profondo, non gli scapperebbe da ridere a pronunciare questa frase. Ma del resto e' lei che lo fa' e all'epoca si usavano nomi anche peggiori tipo ; Porcone,Bruciaboschi, Crollamonte, Tagliaferro e Pignolo che trovo stupendo

    " Oh Pignolo, Pignolo perche' sei tu' Pignolo ?"

    Ma forse anche cosi' saremmo affascinati da una Giulietta innamorata del suo Pignolo. Del resto quando diciamo " e' proprio un bravo ragazzo " non pensiamo a Manzoni

  • Anonymous
    1 decade ago

    credo niente.

    tieni conto che i più grandi terroristi del novecento si chiamavano benito e adolfo, due nomi che non spaventerebbero neanche un criceto.

  • Delhi
    Lv 4
    1 decade ago

    io trovo che chiamarsi Ernesto abbia importanza..quando Ernesto, e chi porta il nome, sono una combinazione perfetta..

    quando è la personalità, più che la persona, che si presenta con quel nome

    quando, lo stesso, ha la stoffa per vestire bene il temperamento, l'individualità di chi lo porta, come un abito cucito addosso al corpo per cui è stato pensato, come se si fossero scelti l'un l'altro..

    il nome si veste della personalità e questa sa presentarsi col nome che porta, è il suo tessuto

    quando è un binomio azzeccato come se fosse una combinazione armoniosa scelta dalla natura, che non sbaglia mai..

    la pop star madonna avrebbe potuto non essere madonna senza quel nome, e il nome non avrebbe avuto lo stesso richiamo, e ricevuto gli stessi consensi, se avesse battezzato una diversa stella

  • Lino
    Lv 5
    1 decade ago

    Il nome non ha un significato definito e definitivo. Se da una parte, nel darlo a un figlio o nello sceglierselo come nome d'artista o pseudo, si deve fare i conti con l'idea comune relativa a quel nome - quanti ridono sentendo Bachisio, Onofrio, Genoveffa o Gertrude - dall'altra è vero che a un nome, alla fine, ti ci abitui e lo riempi di significati che prima non aveva.

    In Italia, ma forse in tutti i paesi del mondo, mi sembra che ci si preoccupi eccessivamente dei nomi. Risultato: quando in classe, l'insegnante fa l'appello, si chiamano, una buona parte, Giulia, Silvia o Francesca. Oltre questi tre nomi monotoni non si va.

    Sai le lotte che ho fatto per imporre Ferdinando a mio figlio? Risatine, facce storte, ironia, ma oggi nessuna di queste persone lo immaginerebbe con un altro nome.

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  • indo
    Lv 6
    1 decade ago

    Non è così semplice la questione. Quando alle cose furono date un nome, (o vengono date un nome, il processo di creazioni di parole continua ancora, basta pensare agli oggetti nuovi che si creano) in primis prevalse un fattore di "bisogno di dare un nome". Quindi si usai un criterio logico/linguistico oggettivo: quest'oggetto d'ora in poi si chiamerà così, questa sensazione si chiamerà così.

    Ma, una volta che il nome viene impresso nella mente delle persone e cominciano a far parte del linguaggio ovvero della cultura, secondo me e' assolutamente la consuetudine culturale a determinare il significato. E' l'abitudine di chiamare l'oggetto/persona/sentimento che ci fa associarla ad un significato, e non la parola che li designa. Cioè, non è "rosa" (nome) che mi da la senzazione di "dolce profumo", perchè se la COMINCIASSIMO a chiamare "euforbia catapuzia" sembrerà lo stesso di "dolce profumo".

    In altre parole: prevale la consuetudine, ma c'è dietro un criterio logico-linguistico.

    In quanto ai nomi propri: è un po' diverso. Quante volte abbiamo sentito dire: ti ho dato il nome " Giovanni" perchè tuo nonno, che si chiamava in quel modo, era un uomo straordinario. Ma non era straordinario per il fatto di chiamarsi Giovanni. Se si avesse chiamato Mario, sarebbe stato lo stesso un uomo straordinario. Qui come vedi, è la consuetudine che prevale, perchè non esiste nessun criterio logico-linguistico a designare Giovanni= uomo straordinario. In questo caso esiste soltanto la consuetudine a determinare l'associazione nome: sensazione.

  • 1 decade ago

    Quoto Utente.

    Io avevo un professore che si chiamava Adolfo ed era buono come il pane. Mai fatto associazioni mentali con Adolf Hitler! ;)

    Credo che ci possa essere qualche influenza solo nel caso in cui il nome e il cognome insieme risultino volgari (tipo Felice Mastronzo).

  • Anonymous
    1 decade ago

    E se Madonna o Lady Gaga avessero usato il loro nome di battesimo? Arnold Swazza.... come si chiama? Ha mantenuto il suo nome e guarda che carriera che si e' fatto!

    Secondo me, se sei un libro, prima si nota la copertina, poi le pagine ma alla fin fine.... e' il contenuto che conta ed e' quello che resta impresso. E non dirmi che se Brad si fosse chiamato Hugo, (porello!) non mi sarebbe piaciuto lo stesso! Tze'!

    William se si fosse chiamato Gigetto avrebbe sempre scritto opere straordinarie.... Il nome e' solo un'abitudine, un'associazione. La dolcezza del profumo o l'asprezza del gusto, non cambierebbe. Secondo me.

  • ?
    Lv 6
    1 decade ago

    Senza tante disquisizioni ed un parere da ignorante: il nostro istinto di conservazione ci fa amare ciò che ci rimane familiare (e lasciamo debitamente da parte quella che è la nostra “crescita” che ci porta verso le novità).

    Questa è, secondo me la ragione per cui tendiamo, a seconda dell’ epoca e dei periodi, ad imporre ad un povero neonato, un nome invece di un altro a principiare dall’ abitudine della ricerca di una fetta d’ immortalità chiamando la creatura come gli antenati, più o meno vicini.

    Questo spiegherebbe, almeno in parte il perché i miei trisnonni materni, non avendo avuto figli maschi, avessero chiamata la prima figlia Egista, come il padre, la seconda Serafina, come la madre (forse mancavano i nonni ed è per questo che si erano fatti avanti in prima persona i genitori) e la terza, sia lodato Iddio, Italia come la Patria appena unificata.

    Del resto, non era raro una volta, almeno in alcune società contadine, in cui i figli erano forza lavoro e la sopravvivenza precaria come la fantasia e certa come la miseria futura, ci fossero dei Primo, Secondo e così via.

    Per contro, quando la fantasia non era inquinata dalle imposizioni (ovvio che alludo al principio del secolo scorso), eccoti la ricopiatura di nomi tratti dai classici, da Omero (Achille, Ulisse) a Dante (Beatrice, Vieri) dall’ Ariosto (e vai con la bisnonna che richiamava Armida) o da opere od operette e si sprecavano, almeno nella mia zona, Aida, Amneris, Armandino, Tosca e pur Ombretta, Jacopo e via dicendo (non mi vengono in mente in questo momento) ed ho trascurato i vari Cesare, Adriano, Augusto e quelli biblici.

    Imporre nomi di Santi, spesso pensando ad una sorta di protezione per il bambino, va sempre meno per la maggiore a pari passo della mancanza di religiosità. Quante Marie, mancano all’ appello?

    Perdona, non finisco più sono una logorroica.

    Vale, per i nomi, quando come accennavo, non sono imposti da usanze particolari, l’ associazione con il suono della parola o a situazioni e persone piacevoli.

    C’ è poi da sempre, la ricerca dell’ insolito ed ho scoperto qui, dove abito adesso, una marea di Afro (ih, ih!) e Jones e l’abitudine di uccidere tutto quanto che strano non è (e per strano no, alludo al “classico”) con i soprannomi più strani.

    “Vo’ mettere a mio figlio un nome che non abbia nessuno e non importa che non voglia dire niente , che però sia corto ed insolito” (Addio Daniele o Emanuele).

    Cara Rita, ho “perso il filo”, dietro il rincorrere dei miei ragionamenti, sia pur superficiali: i nomi, qualsiasi nome, “va di moda” e non c’ è una regola precisa: talvolta è un artista, un personaggio o il protagonista di un opera o solo (ma non banalizziamo) l’ incontrare una persona interessante.

    Secondo me non esistono criteri logico-linguistici oggettivi: è soltanto la consuetudine culturale a determinare ciò che risulta di volta in volta piacevole, inadeguato, accattivante, inquietante

    Per citare Romeo, “.... Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo ...”

    Romeo e Giulietta, sono nomi scelti ad oc dal drammaturgo, avrebbero avuto la stessa fama (belli, giovani e sfortunati) se si fossero chiamati in altra maniera, posto che la scelta non cadesse su qualche cosa di “complicato” e mi chiedo quanto li avessero sentiti “prima” della tragedia.

    Qualche Rossana l’ ho sentita, ma di Cirano, manco uno (sarà stato per via del naso?)

    Per la cattiva fama vale lo stesso principio: nessuno ai tempi, prima che accadesse quello che è accaduto, si sarebbe sognato di trovare il nome di

    Grigori Rasputin o magari Adolf Hitler, inquietanti: magari insoliti per la nostra lingua, magari “esotici”, ma non strani. Adolfo, ad esempio, era un nome che ho trovato spesso nei vecchietti ed in famiglia si citava un Adolfo, altrimenti detto “lo zio rosso”, perché era rosso di peli e, certo non doveva essere meno vecchio di quell’ Adolfo di cattiva memoria.

    Scusa se ho chiacchierato tanto per addivenire ad una così “magra” conclusione: bastavano gli ultimi centimetri di “tirata”, ma la tua domanda mi ha portato ad una serie di associazioni di idee di cui potevo ben fare a meno in quest’ ambito.

    Sai che ti dico? ormai ho perso tempo e, come si diceva una volta, chiudo e spedisco lo stesso!

    ‘notte, . . . anzi, buon mattino a tutti!

  • Anonymous
    1 decade ago

    Un nome piace o non piace quando lo associ ad una persona, stessa cosa per i profumi!

    Pensa ad un nome di un tuo caro...possibilmente anziano, sicuramente se dovessi pensare lo stesso nome ad un bambino ti suonerà strano ma se poi dai quel nome a tuo figlio ad esempio e quindi associ il nome al bimbo e non al parente anziano sarà diverso!

    Naturalmente il ciò vale per un nome che associato a quella determinata persona non ti piace

  • Anonymous
    1 decade ago

    il nome è essenziale.

    fa parte di ciò che indica, è tanto importante quanto il colore della rosa, l'odore, le spine...

    il significato di un qualcosa è tutto ciò che associamo a quella cosa, e tra queste cose c'è il nome.

    ma ciò non vuol dire che il nome non potrebbe essere un'altro, così come l'odore potrebbe essere un'altro, ma una volta che abbiamo un'odore, e abbiamo un nome, e qualcuno che li conosca, questo qualcuno non potrà fare a meno di avere presente quel nome e quell'odore ogni volta che penserà ad una rosa.

    se romeo si fosse chiamato uguccione vattelapesca, giulietta avrebbe forse detto parole diverse, magari gli avrebbe affibbiato un soprannome, ma se nient'altro fosse stato diverso le cose sarebbero andate ugualmente;

    se rasputin si fosse chiamato sasha ivanov, oggi al nome "sasha ivanov" associeremmo quella vaga inquietudine che oggi associamo al nome "grigori rasputin", anche se in effetti tutte quelle erre contribuiscono a suscitare inquietudine, ma "rabarbaro" non dà mica lo stesso effetto.

    quindi, cosa fa sì che un nome ci sembri più appropriato di un'altro?

    le circostanze in cui abbiamo conosciuto il nome e ciò che indica, insomma il significato dell'oggetto e del nome, tutto ciò che associamo loro.

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