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Lv 6
? asked in Scienze socialiPsicologia · 1 decade ago

Avete mai affidato le vostre scelte al caso?

In una straordinaria scena de "L'età dell'innocenza" di Edith Wharton, Newland Archer osserva la contessa Olenska dalla distanza. Sa di dover fare una scelta che cambierà il suo destino: cedere all'amore per lei, o seguire la via stabilita per lui sposando la fidanzata May. Così, mentre la osserva di spalle, si dice che se lei si volterà e si accorgerà della sua presenza entro il trascorrere di un minuto, vorrà dire che sono fatti per stare insieme.

Lo sguardo della contessa rimane fisso davanti a sé e Newland torna da May.

Quando ero ragazza, mi sottoponevo a questi esercizi di continuo: se squilla il telefono entro 10 secondi mi metterò a studiare storia, se quel ragazzo esce dal bar sorridendo, gli chiederò il numero di telefono, se…

Voi l'avete mai fatto? Che cosa rappresentano queste sfide al caso: sono un modo per mettere alla prova se stessi e la propria coerenza con quanto ci si è ripromessi? Oppure è un modo un po' subdolo di evitare le responsabilità, un rituale consolatorio il cui culmine è un debole "non era destino"?

21 Answers

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    Lv 6
    1 decade ago
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    Premetto che per me il "caso" nelle umane vicende in senso assoluto non esiste.

    Ritengo che il caso in alcune situazioni possa rivelarsi un ottimo deresponsabilizzatore delle nostre scelte.

    Io penso che, dentro di noi, cosa desideriamo fare lo sappiamo, ma sappiamo anche cosa lasciamo, le conseguenze della scelta e così via.

    Se ci diciamo che la scelta è dettata dal caso, non abbiamo rimorsi perchè possiamo attribuire la responsabilità della decisione presa ad un'entità esterna a noi. E' un po' come invocare il destino o il fato.

    Le cose accadono quando devono accadere, quando siamo preparati a loro, quando le possiamo accogliere, ma spesso questa disponibilità interiore non è ancora palese ed è ancora mascherata da altri raziocini che devono essere spazzati via in qualche modo... e cosa c'è di meglio di un lancio di dadi.

    Esiste una teoria psicosociale detta della "dissonanza cognitiva" in cui si dice che non è il momento di indecisione tra due scelte a creare un conflitto cognitivo nella persona, ma il conflitto si inserisce nel momento della scelta, quando abbiamo definitivamente scartato la seconda opzione. Invocare il caso potrebbe ridurre l'insorgere di tale conflitto.

  • 1 decade ago

    Se ricevo almeno 20 pollici in su prima della chiusura di questa domanda... SMETTO DI FUMARE!

    Era da tanto che non lo facevo, ora l'ho rifatto... se davvero ci tenessi a smettere, avrei scritto "5", non "20". Almeno quando l'ho fatto, nel mio caso, è sempre stato per giustificarmi per non aver fatto cose scomode che non avevo voglia / avevo paura di fare, ma che avrei dovuto fare ---> "Se prendo 10 di grammatica, scrivo a Ivan che lo amo da quando avevamo 6 anni!".

    Source(s): P.S.: Rita... se solo osi mettermi mezzo pollice in sù, ti estrometto dal mio network!!! E pure voi altri disgraziati che passate di qui...non ci provate!!! Dai, facciamo 50 pollici in su e smetto... non sia mai...
  • 1 decade ago

    Mi chiedo se esista qualcuno che possa affermare con certezza che il caso non sia Sempre presente nelle proprie scelte. Anche quando esse siano effettuate scientemente sappiamo che non sempre si realizzano: che sia quindi che, forse, se si realizzano il caso non c'entra ma se non si realizzano è colpa del caso? Oppure, più verosimilmente, la casualità permea ogni situazione essendone protagonista, anche quando invisibile, influenzandone lo svolgimento o lasciando (casualmente) che tutto si svolga secondo i nostri piani? Con ciò non asserisco che tutto avviene in base ad un immutabile ordine precostituito per cui sia conveniente rifugiarsi nel fatalismo, dico però che, anche quando una scelta venga effettuata razionalmente ed in piena coscienza, potrebbe essere il caso stesso ad averci portato a dover compiere quella scelta, o a proporci delle alternative tra cui scegliere, o ad impedirci di perseguire la scelta effettuata, etc etc. Se ci si pensa il Caso (o fato, o destino, o comunque lo si voglia appellare) ci accompagna per tutta la nostra vita a volte in modo nitidamente percepibile, altre volte in modo discreto o del tutto invisibile. Gli esempi da te citati sono il frutto della sua palese ricerca e sfida come risultato, in alcuni casi vagamente frustrato, della consapevolezza che non è solo in quest'occasione che esso ti osserva perché invocato, ma che sai di poter sentire il suo sguardo discreto in ogni istante della tua vita.

  • ?
    Lv 7
    1 decade ago

    Sto per darti una risposta "antipatica" (e dunque in linea col mio personaggio): non solo non credo al Caso, ma ogni volta che faccio un giochino del genere -e mi concentro sul serio- accade SEMPRE cio' che voglio. O il potere della mia mente e' cosi' forte da piegare gli eventi o sono coincidenze fortunelle (alle quali, come ribadito, non credo).

    Non c'e' gusto, per me, a fare questi esercizi: mi gettano nel dilemma peggio di prima.

    Preferisco concentrare i miei "poteri" nel piegare cose piccine (es. parcheggio, liberati; tizio, smssami; telefono, squilla; fila, sbloccati e via discorrendo)

    Aneddoto "antipatico" (e dunque in linea): una volta qualcuno ha fatto questo giochetto con me: voltati, voltati, voltati... Sentivo occhi e voce esattamente dietro la schiena, a un millimetro. Non mi sono voltata apposta. (Forse perche' stavo piangendo).

    Nulla al Caso.

    Siamo noi, a indirizzare il Caso.

    Niente Scuse.

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  • thanos
    Lv 7
    1 decade ago

    l'ho fatto anch'io,sono piccole scommesse con la vita,ma rischiose.

    Ma preferisco il lancio della moneta

    Ho scoperto che è un sistema infallibile per sapere quello che "non si vuole"

    Mai provato? penso di sì...

  • Ross
    Lv 5
    1 decade ago

    Direi che psicologicamente è l'esatto contrario dell'affidarsi al caso, è affidarsi al potere dei segni, a quell'atavica sensazione che nulla succeda senza motivo e in maniera isolata da tutto il resto e sincronie di questo tipo non rappresentino altro che la conferma di una significante catena di eventi il cui perno coincide con noi stessi e la nostra consapevolezza.

    PS A volte l'ho fatto anch'io :)

    Source(s): giudici 6:36-40 http://www.laparola.net/testo.php Per leggere il piccolo brano bisogna fare copia di questo: giudici 6:36-40 e incollarlo nel campo di ricerca del link.
  • Anonymous
    1 decade ago

    Lo faccio sempre e costantemente...ma...spesso poi rigiro la frittata per far andare la situazione come dico io o per evitare un "fallimento"...

    Da qualche parte ho letto [magari è una frase bimbominkia, magari no...la fonte non la conosco...] : Quαndo ti trovi dαvαnti α due decisioni. .Lαnciα in αriα unα мonetα. . .Non perchè fαrα' Lα sceltα giustα αl posto tuo.. Mα perchè nell'esαtto momento in cui lα monetα è in αriα... sαprαi improvvisαmente in cosα stαi sperαndo di più.

  • 1 decade ago

    Così come hai fatto tu sulle persone no, non l'ho mai fatto.

    Però in passato c'erano delle scelte che ho dovuto affidare al caso.

    Tutte quele di ora non le lascio più al caso.

    Le decido consapevolmente.

  • 1 decade ago

    Mi hai ricordato un pensiero di uno scrittore : quando ero giovane , se vedevo passare un prete sotto i portici, Marzia mi amava.

    Ho fatto anche io queste scommesse un po' particolari con me stessa, per tutti i motivi che hai elencato

  • Lino
    Lv 5
    1 decade ago

    E' un comportamento antico, imparentato con la magia simpatica - credo che si chiami così - che ci illude che intervenendo su una rappresentazione si possa intervenire nel contempo sul soggetto rappresentato, quella dei riti voodoo per intenderci. Stabiliamo dei collegamenti tra le persone e gli oggetti, tra i fatti e i gesti. Se conto sino a 10 succede questo, se non lo faccio non succede. Ci si illude così di avere come dei poteri magici che ci rendono padroni della vita e della morte e, rovescio della medaglia, colpevoli. Avrei potuto salvargli la vita se solo avessi... Ci si colpevolizza di tutto, si diventa ansiosi, non si vive più. E' così che prendiamo per buoni i rimproveri che ci vengono fatti, qualunque questi siano, e ne aggiungiamo altri, fatti in casa, tanto alla base ci siamo noi e il male che abbiamo generato.

    Io, certe scemenze dove vado a cercarle non lo so.

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