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Non ho ben capito delle cose su Kant (illuminista/romantico) + critica della ragion pratica?
1) L'etica del dovere: se nel compiere il mio dovere io trovassi nell'azione una certa forma di soddisfazione, la mia sarebbe lo stesso volontà buona o rischierei di contaminare (con la mia ricerca del piacere) l'imperativo categorico? Insomma non è sempre detto che il bene costi fatica, no? E se non costa fatica, non è sommo bene o lo è (e a questo punto io non ho capito niente) ?
2) Kant è illuminista o romantico?
Secondo il mio illuminato (sarcasmo -.-) professore, illuminista. Secondo me entrambi: il concetto di sublime dove cavolo lo metto altrimenti?
3) Cos'è la felicità secondo Kant?
4) Secondo Kant esiste la perfezione a questo mondo? Esistono anche uomini di volontà buona?
5 Answers
- FiloneLv 61 decade agoFavorite Answer
Ottime le risposte di Nicholas, anche se su qualche punto non concordo del tutto. Provo a dare delle risposte anche io.
1) Se la motivazione dell'azione, ciò che ci spinge a farla, è la soddisfazione, quest'azione non è morale. Ma Kant non dice che il provare soddisfazione in se sia sbagliato; è sbagliato solo avere la soddisfazione come fine o motivazione. Non c'è niente di sbagliato nel provare felicità agendo moralmente, anzi (vedi i punti 3 e 4).
2) Io direi che è un illuminista con sfumature romantiche. Le prime due critiche sono chiaramente illuministe, e Kant stesso si identifica nel movimento illuminista. Certo, la sua estetica ha influenzato molti romantici, ma anche il resto della sua filosofia; forse dovremmo trarre la morale che il romanticismo è meno opposto all'illuminismo di quello che si pensa. A volte si accusa l'illuminismo di screditare il passato, in particolare il medioevo, dandone un'immagine caricaturale e semplicistica; ma spesso trovo che si dia un'immagine caricaturale e semplicistica dell'illuminismo.
3) Per quanto ne so, Kant ha un'idea molto empirica di felicità; soddisfazione dei propri desideri, sensazione di benessere. La felicità in se non ha valore morale, ma nel compiere il proprio dovere ci si rende meritevoli di felicità.
4) Non esiste la perfezione, che sarebbe una perfetta volontà buona accompagnata dalla felicità; primo perché non esiste una perfetta volontà buona, secondo perché se anche esistesse probabilmente non sarebbe accompagnata dalla felicità.
- ParacelsoLv 51 decade ago
Cerco di darti una mano per quanto mi sia possibile.
1) La morale deve essere autonoma, ovvero non deve dipendere in maniera necessitata da altro al di fuori della ragione (che è la facoltà che coglie l'universale): se un'azione è buona è buona in sé. In questo senso bisogna chiedersi: cos'è che spinge l'individuo ad agire in quel momento? se il movente è la felicità apportata dall'azione (e non il fatto che essa sia razionale) allora non è morale.
2)Anche per me Kant si trova a metà : la sua estetica non può essere compresa unicamente sotto la matrice illuministica. La critica del giudizio denota una sensibilità proto-romantica.
3)La felicità è (credo) la coincidenza tra virtù e sommo bene (in altre parole Dio): senza questo postulato, la felicità come risultato di una vita morale è incerta se non impossibile. (avevo già detto che non ero molto sicuro riguardo a questo punto).
4)La perfezione (intesa come perfetta corrispondenza tra volontà e ragione) è impossibile: utilizzando una metafora analoga a quella del noumeno, la perfezione morale è un concetto limite alla quale possiamo solo avvicinarci "asintoticamente" (perdonami l'analogia matematica!). Questa difficoltà è dovuta al fatto che noi umani siamo sia individui (e quindi spinti naturalmente dal piacevole) sia esseri morali (dotati cioé di ragione).
Ciao ;)
- 1 decade ago
1)Questo è il punto più difficile: fondamentalmente Kant dice che noi non possiamo mai essere certi della purezza delle nostre intenzioni, quindi non si può mai essere certi se le nostre azioni sono totalmente pure (perchè, come giustamente ti hanno scritto, quel che conta sono le intenzioni). Non ci si deve dimenticare che il discorso è ambiguo, perchè nei fatti Kant mette la sfera morale nel noumeno, e la usa (almeno implicitamente) come una specie di "ponte" tra il noumeno e il fenomeno.
2)Si, delle sfumature romantiche ci sono senz'altro, generalmente si considera Kant opposto ai romantici per l'importanza attribuita alla ragione, per l'opposizione alla "inclinazione" sensibile, per i limiti che pone alla conoscenza.
4)Assolutamente no! Crederlo è l'errore del fanatico, che ritiene possibile la santità , cioè una volontà pura, che vuole solo il bene. L'uomo deve lottare contro l'inclinazione sensibile per raggiungere il bene, per tanto non può esistere la perfezione a questo mondo. E così rispondo anche alla 3): Forse è eccessivo dire che che Kant rifiuti tout court la felicità , cmq è un antieudemonista, e pertanto ritiene tendenzialmente la felicità incompatibile con la vita morale.
- Anonymous1 decade ago
Capra, io ho già dato con Kant, ora non posso far altro che stellinare :-D
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- 1 decade ago
Brava, ignora la tua amica!
Mi fai morire di preoccupazione!!! Io che pensavo già alle peggio cose..
Meno male, stai bene.
(Scusa, io e Kant non ci siamo mai presi!)





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